La Nave venne acquisita per matrimonio dalla famiglia Belegno. Rimase di sua proprietà per circa due secoli ed ebbe oscuri abitatori fino a Paolo Antonio, procuratore di San Marco e mecenate. Personaggio intelligente ed evoluto, capace di lasciare il proprio segno, nel corso della prima metà del 700, egli convertì la Villa in un luogo d'incontro di artisti, letterati e scienziati, fra i quali il pittore Giuseppe Graziani che ha lasciato numerosi affreschi all'interno e Bartolomeo Ferracina. Quest'ultimo rimase in pianta stabile nella Nave per ben dodici anni. Racconta il Verci che il solagnese si presentò per la prima volta con “il crine scapigliato, il pelo ruvido, una zotica azione, un grossolano vestito”. Malgrado le apparenze, decisamente poco incoraggianti, Paolo Antonio Belegno intuì le notevoli potenzialità del Ferracina e divenne suo mecenate, aiutandolo a dirozzarsi e aprendolo al mondo della cultura. Per il procuratore di San Marco il Ferracina costruì orologi e altri meccanismi fra i quali il più ammirato fu una statua che, con una tromba in bocca, riusciva a modulare cinque differenti voci con tonalità diverse. Questa statua-orologio si trova a Ca’ Erizzo. Nel 1730 realizzò la celebre macchina idraulica, in grado di sollevare l'acqua del Brenta fino all'altezza del giardino per essere utilizzata per l'irrigazione e per i giochi delle fontane.
In quel periodo, Paolo Antonio Belegno fece fare importanti lavori di ammodernamento e di sopraelevazione della parte sud del complesso, conclusi con l'esecuzione in affresco da parte di Giuseppe Graziani del grande stemma della famiglia, ancora visibile sulla facciata, e del grande ciclo pittorico interno.