Quasi tutte le stanze del pianterreno presentano decorazioni ad affresco e a stucco eseguite in epoche diverse. Appartiene all'intervento dì riqualificazione dell'edifìcio voluto da Paolo Antonio Bellegno e completato, per la parte strutturale, nel quarto decennio del Settecento, il paramento freschivo di vari ambienti ad opera del pittore Giuseppe Graziani: il piccolo ingresso del settore sud, il salone ad esso adiacente, Io studiolo, l'oratorio, i due scaloni, il grande 'portego' e qualche camera al piano superiore.
La saletta d'ingresso a questa parte della villa è decorata con episodi tratti dalla Gerusalemme Liberata
Lo spettacolo ha inizio nel salone adiacente, che a ovest si affaccia sul Brenta, interamente rivestito di affreschi: alle pareti sono dipinte, a monocromo grigio, erme poste su un finto zoccolo, tra le quali, entro cornici sagomate, a mo’ di quadri riportati sono illustrati porti di mare e scene di pesca e di vita contadina su sfondi di villaggi e castelli.
Nello studiolo, cui si accede dal corridoio a sud est del salone, sulle pareti si dispiegano quattro scene allegoriche di oscuro significato - non delimitate da riquadrature, secondo la tipologia decorativa usata anche nell'ingresso con le storie della Gerusalemme Liberata - e al centro del soffitto è incorniciata l’Aurora che avanza nel cielo su di un cocchio tirato da un bianco cavallo tra un volo festoso di putti. Sotto i ritocchi subiti in epoca più tarda questi affreschi rivelano la stessa mano che ha dipinto l'intero ciclo della villa nella prima metà del Settecento. Affrescato è anche il coro del piccolo oratorio, incorporato nell'edificio residenziale, ubicato nell'ambiente contiguo allo studiolo: alle pareti, su un fondo di finti mattoni a monocromo dorato, appaiono, a chiaroscuro, gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa e, nel soffitto, il Trionfo della Croce con angioletti che volano tra le nubi reggendo i simboli della Passione.
Nello scalone adiacente si fingono prospettive architettoniche a monocromo violetto che sfondano illusionisticamente le pareti d'angolo sud ovest. Al di là di due arconi ribassati su cui poggiano coppie di figure (la Fama e la Gloria), si ammassano loggiati e fughe di colonne tra le quali sporgono finte statue a monocromo rosa, verdino e giallo e si aprono squarci paesistici. Sotto il ballatoio si susseguono scomparti geometrici di varia misura entro i quali sono dipinti a chiaroscuro su fondo giallo gli Amori degli dei (nei riquadri maggiori: Ratto d'Europa, Ratto di Proserpina, Ratto di Deianira; in quelli minori: Danae, Apollo e Dafne, ecc.). Il soffitto è interamente occupato dal grande affresco policromo con la raffigurazione del Mattino: il carro del Sole (desunto da una nota incisione di Pietro Testa, la Primavera, cfr. Bellini 1976, n. 30) è al centro, mentre le figure si dispongono lungo i lati, in gruppi come quelli dei Venti o isolate come quella che sta precipitando, fortemente scorciata, probabile allegoria delle Tenebre cacciate dalla luce.
Nel secondo scalone l'apparato pittorico finge su ciascuna delle pareti due statue entro nicchie, a monocromo grigio (a est Giunone e Marte, a sud Diana e Atteone, a ovest Minerva e Giove), ai lati di una scena allegorica di significato morale, a monocromo giallo, racchiusa da una cornice sagomata, sormontata da una targa rocaille. Il soffitto è dominato dalla rappresentazione dell'Olimpo con Giove e altre divinità tra le nubi.
Dal pianerottolo superiore della scala si accede ad una camera affacciata verso il Brenta, "arredata” interamente da affreschi a grìsaille: lo zoccolo perimetrale in finto marmo è mosso da un lievo aggetto in corrispondenza dei quadri riportati sulle pareti, quasi a sottolinearne la successione. Partendo da quella a nord si vedono Cristo e la Samaritana e il Miracolo del cieco; in quella a sud la Vocazione di Pietro e il Noli me tangere; in quella a est, tra gli ovali con il Salvator mundi e la Madonna col Bambino è tracciata una testiera di letto.
L'attribuzione al Graziani degli affreschi interni è unanimemente accettata.
Le fonti non informano sull'epoca di esecuzione del grandioso complesso decorativo di casa Bellegno, ma dalla data 1734 incisa su una lapide - posta sopra la porta d'ingresso - che ricorda la conclusione dei lavori di rammo-dernamento nel settore meridionale dell'edificio («PAULUS ANTONIUS BELEGNO / D.M. PROC.Q.CAROLI / P. ANNO SAL. 1734 III JULII») si può dedurre che esso fu realizzato nei decenni quarto e quinto del '700.